
A due anni dall’Acqua Alta del 2019, che invase il piano terra per 60 centimetri, il Palazzo Pesaro degli Orfei che diventa la casa-atelier dell’artista Mariano Fortuny y Madrazo, riapre diventando museo permanente.
L’inaugurazione del Museo, il 12 e il 13 marzo (ingresso gratuito previa prenotazione obbligatoria) sarà l’occasione per presentare al pubblico, in esposizione temporanea, la donazione ricevuta dalla Fondazione dei Musei Civici di Venezia di un nucleo di opere di artisti americani del XX secolo, la collezione Panza di Biumo.
Realizzato a metà Quattrocento, nei secoli il palazzo gotico che si affaccia su campo San Beneto è stato ampliato e trasformato. Quando Mariano Fortuny giunse a Venezia a fine Ottocento (arrivato da Granada, con madre e sorella) lo scoprì in uno stato di degrado e decadenza e si installò nel sottotetto, stabilendovi uno studio per le sue sperimentazioni artistiche e scenotecniche.
Nel corso degli anni Mariano acquisì le altre parti del palazzo. Nel 1907, assieme alla compagna e musa ispiratrice Henriette Nigrin, vi installò il primo laboratorio per la stampa su tessuto e dopo pochi anni due interi piani del palazzo furono occupati dal suo atelier per la creazione di abiti e tessuti in seta e velluto stampati che hanno segnato la moda europea di inizio Novecento. I suoi abiti erano apprezzati anche da personaggi celebri come Eleonora Duse e Isadora Duncan.

Mariano fu un eclettico artista globale: pittura, fotografia, scenografia teatrale, illuminazione, ed ebbe anche l’onore di essere nominato col suo vero nome da Proust nel suo libro “Alla ricerca del tempo perduto”.
Grazie ai lavori di restauro degli ultimi due anni si è provveduto al rialzo della pavimentazione e di tutti gli impianti elettrici, e a migliorare l’accessibilità per le persone con disabilità. Allo stesso tempo si è potuto ripensare l’allestimento degli ambienti in senso filologico, con la restituzione delle sale alla talentuosa vita dell’artista spagnolo e con la riapertura ai piani nobili delle meravigliose polifore, ora pienamente valorizzata, e fonte di luce naturale modulata in base alle necessità.
Dipinti, impianti illuminotecnici, abiti, tessuti, colori e tinture, archivi fotografici e opere della collezione personale, documenti e brevetti, convivono e trovano nuova luce nel Palazzo che sarà visitabile tutto l’anno con un percorso permanente e come sede espositiva di mostre temporanee dedicate alla contemporaneità.
